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'XXV APRILE 2024' discorso del sindaco Fabio Passera  

Questa è per me una giornata dal sapore particolare.
Dopo vent’anni da Sindaco e trentanove da Amministratore con varie cariche, finisce oggi la mia partecipazione a questa cerimonia civile vissuta da questa parte del palco, con la fascia tricolore.
Un Tricolore che ho sempre servito con onestà e dedizione e che, ne sono certo, mi resterà tatuato sul cuore tutta la vita.
Mi vengono alla mente mille cose da dire, ma capisco che mettere ordine è una necessità come quella di essere breve.
In questo XXV Aprile il desiderio che più mi sale dal di dentro è la volontà di Pace.
In un mondo dilaniato dalle guerre, dall’Ucraina al Medio Oriente e ai tragici fatti di Gaza, fino ai mille focolai che covano sotto la cenere in Africa, faccio mio l’incessante grido che il Santo Padre Papa Francesco ogni giorno leva altissimo al Cielo: fermatevi, fate in modo che non siano più le armi a parlare per voi.
Ma possibile che dalle atrocità del passato l’uomo non abbia imparato nulla?
Ma è possibile che a pagare debbano essere migliaia e migliaia di civili inermi, soprattutto bambini?
La sofferenza, la guerra, la tragedia di migliaia di nostri connazionali sono ancora lì a ricordarci come la libertà sia un valore da riconquistare ogni giorno.
L’Amministrazione Comunale - chiunque la rappresenti oggi e la rappresenterà in futuro - ha il preciso dovere – e vorrei dire l’obbligo - di ricordare il sacrificio di chi si è battuto per regalarci un’Italia più libera, più forte, più bella.
Oggi, ancora una volta, siamo qui proprio a riaffermare questo presidio per la nostra democrazia, in un momento in cui è necessario ribadire il baluardo della nostra democrazia.
Oggi che per molti la ricerca di un lavoro, di una casa, di un reddito dignitoso è il vero dilemma con il quale fare i conti, per tutti loro, anche per loro, questo deve essere il giorno del riscatto, quello per il quale nulla deve essere dato per scontato.
Al di là degli schieramenti, dei partiti, della legittima e sacrosanta appartenenza politica, il 25 Aprile non è un derby calcistico tra fascisti e comunisti, non credete a chi parla di questa come di una festa divisiva.
Chi lo fa è in malafede.
Il contrario di fascista non è comunista, e non ditelo certo a me: il contrario di fascismo è Libertà.
Il 25 Aprile è solo lo spartiacque tra la tirannia e la libertà, e noi oggi come allora stiamo decisamente da una parte soltanto.
Essere partigiani significa letteralmente «chi parteggia, chi si schiera da una determinata parte». Ecco perché oggi io mi considero un partigiano, oggi come in quegli anni terribili.
Ecco perché la Resistenza non fu solo un fenomeno appartenuto alla Storia ma è invece un modo e un modello di vita.
Oggi i nostri pensieri sono concentrati sul periodo della Resistenza alle barbarie nazifasciste e alla grande Liberazione dal giogo straniero del nostro Paese.
Nessuno dei presenti - sono sicuro - ha la nostalgia e la tentazione di rileggere quanto avvenne in quegli anni lontani. Da che parte stavano torti e ragioni è un dato che nessuno può contestare e che per me rappresenta uno dei capisaldi del mio impegno civile e politico.
È sufficiente interrogare la Storia per sapere che i fatti non vanno interpretati, basta conoscerli.
Sono reduce da un incontro negli scorsi giorni con la Senatrice a vita Liliana Segre, incontrata nel corso di una mostra al Memoriale della Shoah a Milano.
Un’emozione infinita.
Lo ripeto a costo di creare qualche imbarazzo, ma di una cosa ho un’incrollabile certezza: il revisionismo storico va respinto senza incertezza alcuna e non trova, da noi, sponde di nessun tipo.
E quanto sia importante riaffermare questi principi, lo capiamo quando ci rendiamo conto di quanta gente è presa dalla smania di rileggere la nostra libertà e l’indipendenza delle nostre Istituzioni.
Essere qui oggi ha anche un valore altissimo per i giovani che assistono a questa manifestazione, perché a loro è demandato il compito di custodire un tesoro che non ha prezzo.
Il Consiglio Comunale dei Ragazzi, oggi presente, rappresenta tutti i nostri studenti delle scuole dell’obbligo, mentre un infinito ringraziamento va alle loro insegnanti per essere qui oggi, in una giornata festiva.
Alle autorità presenti, ai vessilli d’arma, alla popolazione di Maccagno con Pino e Veddasca oggi vogliamo dedicare una giornata di orgogliosa appartenenza. Sperando non sia l’ultima per il nostro Comune.
Vogliamo farlo solo dopo aver depositato le corone di alloro a Pino e ai cinque monumenti che ricordano, qui a Maccagno e nelle frazioni di Cadero, Garabiolo e Campagnano, quanti persero la loro giovane vita per la nostra libertà.
E in attesa di ripartire oggi pomeriggio per un altro viaggio che da Graglio ci porterà fino al Sacrario Garibaldino al Passo della Forcora, toccando tutti i paesi della Val Veddasca, siamo orgogliosi di avere reso ancor più bella questa giornata, che deve essere una festa di popolo, una festa per tutti.
Lo ricordo in ogni occasione ma non mi stancherò mai di farlo.
Mi rivolgo soprattutto a voi, ragazzi. Chi vi dice che le persecuzioni razziali, le deportazioni, la prigionia e la mancanza di libertà furono cose lontane e raccontate solo sui libri o nei film, vi nasconde che quelle stesse sono successe proprio qui, negli stessi luoghi che oggi ci vedono protagonisti.
Il 25 Aprile è la festa della Libertà, cioè la festa di ognuno di noi.
Ogni volta che andiamo al lavoro o a scuola, quando passeggiamo per strada, andiamo in chiesa o discutiamo con gli amici, ricordiamo sempre che qualcuno, prima di noi, ha combattuto e talvolta è morto per regalarci una vita diversa, una speranza migliore.
Questo impegno lo dobbiamo a quanti combatterono e morirono durante la Resistenza, stando senza indugi dalla parte della libertà e contro ogni Regime autoritario.
I morti sono certamente tutti uguali, ma noi non ce la sentiamo e non vogliamo dire che avevano tutti ragione e che combattevano in qualcosa in cui credevano.
La ragione stava da una parte sola, e cercare di sostenere il contrario sarebbe un atto contro la Storia e contro la Verità.
Lo grido con forza oggi per l’ultima volta da questa piazza, perché nessuno potrà mai più toglierci questa voglia di sentirci figli di un’Italia libera e antifascista, l’Italia che i nostri nonni ci hanno consegnato e che a nessuno è permesso di infangare.
In barba a chi dice che antifascista è un termine desueto, oramai superato dalla Storia.
Io credo non sia assolutamente così. Anzi, il solo pronunciare queste parole mi fa capire quanto sia imminente lo stesso, identico pericolo in cui caddero gli italiani all’inizio del secolo scorso.
Perché tutti devono sapere da che parte stavano e contro chi combattevano quelli che hanno perso tutto per noi, senza chiederci in cambio nulla se non il nostro personale impegno per continuare a sentirci più forti e determinati, in un Paese finalmente libero dal giogo della violenza e dello straniero.
Ricordando che la Resistenza non appartenne a una sola parte politica, ma in quegli ideali si ritrovarono cattolici, liberali, comunisti, socialisti.
in quegli ideali, si ritrovarono gli italiani.
Certamente, oggi, mi ritrovo orgogliosamente io.
Spero che, chiunque sarà chiamato a guidare questo paese per il futuro, possa dire la stessa cosa. I cittadini hanno diritto di saperlo in anticipo, e da questo palco voglio chiedere ufficialmente ai candidati che si esprimano su questo. Io, per esempio, esigo di saperlo prima di dare il mio voto.
Intanto, senza stancarsi mai, W l’Italia antifascista, W la Resistenza, W il 25 Aprile!
Grazie.
IL SINDACO FABIO PASSERA Maccagno con Pino e Veddasca, Giovedì 25 aprile 2024